Donne e violenze di guerra. Uno sguardo sull’età antica
Palazzo Patrizi Clementi
Via Cavalletti 2
Roma
Data evento
8 Ottobre 2025
“Donne e violenze di guerra” si ricollega alla contemporaneità delle violenze di genere, laddove le donne sono viste come oggetti, ‘prede’, bottini di guerra e ricompense per la vittoria e la conquista. Violenze che si ricollegano ai temi della giustizia, del possesso e del potere. Sete di prevaricazione, di dominio, di un’egemonia perversa degli uomini in una società prevalentemente maschilista e patriarcale. La donna è sempre stata assoggettata all’uomo, dedita alla cura dei figli e della casa, mentre l’uomo belligerante prendeva tutti i tributi e la gloria per la sua mascolinità, che si tramutava in prepotenza. Fino ad annientare e annullare la figura femminile (“rapite, uccise, sacrificate o ridotte in schiavitù”).
Tuttavia esiste una duplicità che stravolge l’ordine controvertendo quasi le gerarchie. Le donne, spesso umiliate e abusate fisicamente, giungono al punto di riprendersi la scena, fino ad arrivare ad essere fondamentali, a ricoprire un ruolo centrale risolutivo, come parte attiva in guerra, pur restando nella retroguardia e non agendo in prima linea. Diventano guida e sostegno per gli uomini (si pensi ad Andromaca che dà consigli al marito Ettore nell’Iliade di Omero); fino ad essere ‘riconosciute’ e onorate.
Uno spiraglio che si apre sullo scenario bellico nel Mediterraneo.
Dunque, come era stato per “Donne al potere in Oriente e Occidente fra Tardoantico e Medioevo”, l’obiettivo che si pone la dott.ssa Barbera sembra essere, attraverso lo studio, la ricerca e un excursus in parallelo storico, da profonda e competente conoscitrice qual è dell’universo femminile, quello di far cadere i tabù che vogliono considerare ancestrali epoche più remote, mostrandone viceversa tutta la modernità e la portata simbolica nell’esempio e nel messaggio che lasciano. Spaziando fra lo scenario greco e quello romano e passando per i più celebri autori dell’età antica (come Erodoto, Plutarco, Tucidide o Aristofane). Abbiamo un mondo femminile complesso: figure mitologiche come le Amazzoni o le Furie o Erinni. Si va dalle mediatrici e operatrici di pace, ad altre che invece hanno indotto alla guerra (non mancano schede di approfondimento all’interno del volume). Contribuiscono a volte all’andamento della guerra. Teti, madre di Achille, fornisce armi al figlio per la guerra di Troia.
Guerra roba da uomini e donne ridotte in schiavitù in uno stato d’inferiorità, nell’anonimato. Quasi prive di diritto perché era consuetudine che appartenessero agli uomini e al vincitore. Tanto che Nicole Loreaux e Pascal Payen arrivano a parlare di narrazioni femminili “fuggitive e opache”, oscurate, sempre in fuga e nell’ombra, la cui presenza però si percepisce.
Fino ad ispirare una certa iconografia peculiare, specifica e tipica.
Prigioniere di guerra, poche si ribellarono e poche furono ‘risparmiate’ dall’abuso, tanto fisico che psicologico. Tutto per una semplice scelta politica, di strategia per la supremazia. Una lotta per il potere, a cui fa eco la richiesta di giustizia e di pace.