L’otium è rivelatore. Imperatori e otium tra archeologia e letteratura

Dove

“Sapienza” – Università di Roma
Museo dell’Arte Classica
Aula Odeion
Piazzale Aldo Moro 5
Roma

Data evento
11 May 2022 - 13 May 2022


Seneca nel De brevitate vitae ricorda come Augusto mai smise di invocare l’otium, una dolce ma illusoria consolazione per alleviare le fatiche. Era felice, l’imperatore, pensando al giorno in cui avrebbe deposto la sua grandezza; ma l’abbandono dei tormenti connessi al potere restò un votum per uno che, come lui, era in grado di appagare i desideri degli altri.
Stando alle giornate-tipo note per alcuni imperatori, impegni e momenti più distesi si alternavano. Così, Vespasiano si alzava di buon’ora e vegliava sino a tarda notte; dopo avere letto la corrispondenza e i rapporti di tutti i funzionari, faceva entrare gli amici e, mentre essi lo salutavano, da solo si calzava e vestiva; quindi, dopo avere regolato i negotia, andava a passeggio in lettiga e si concedeva il riposo con una concubina; dalla camera passava in bagno e nel triclinio; allora pare che fosse parecchio indulgente, e i domestici ne approfittavano per rivolgergli delle richieste.
L’imperatore poteva talora concedersi il tempo per una produzione letteraria disimpegnata, come gli epigrammi composti durante il momento del bagno da Augusto. Anche Plinio il Giovane ricorda di avere riempito i momenti di otium, in carrozza, al bagno e a cena, con degli endecasillabi licenziosi sì, ma senza esagerare. Quale la giustificazione? Siccome tanti uomini insigni per cultura, Augusto incluso, avevano fatto lo stesso, era un motivo di vanto imitarli nelle cose serie e nei divertimenti.
L’otium era un metro di valutazione per la condotta di ogni cittadino. Nel Panegirico, Plinio elogia Traiano quale cacciatore sui monti e timoniere tra i marosi: il suo ritemprarsi dopo essersi messo in pari con i negotia era equiparabile a un labor! Di qui il bilancio: «proprio le voluptates consentono un retto giudizio sulla gravità, la probità e l’autocontrollo che ciascuno possiede… È l’otium a rivelarci. Parecchi principi non lo trascorrevano forse nel gioco dei dadi, nella libidine, nel lusso, chiedendo sollievo dalle seriae curae alla frenesia dei vizi?». Quel ragionamento non menziona le ville, se non per il predecessore, Domiziano, il quale, con netto contrasto, è detto infingardo e incapace persino di sopportare l’otium, il sonno e il silenzio del lago Albano e Baiano; piuttosto, è una lettera dello stesso Plinio a presentare il soggiorno di Traiano nella villa pulcherrima di Centumcellae con severi dies pieni di cause da trattare seguite da iucundissimae remissiones.
Il convegno grazie alla partecipazione di archeologi, filologi e storici esaminerà le molteplici manifestazioni e i luoghi dell’otium degli imperatori da Augusto alla tarda antichità.

https://www.antichita.uniroma1.it/lotium-%C3%A8-rivelatore-imperatori-e-otium-tra-archeologia-e-letteratura